Iniziando questo blog, ho detto che dovremmo imparare a vivere prendendo esempio dalle piante. Ebbene, una pianta che sicuramente ha molto da insegnarci è il pino. Mi è capitato spesso di osservare gli alberi delle pinete del Vesuvio, soprattutto pini marittimi e domestici. Vivono in un ambiente difficile, mettendo radici in durissime colate laviche che contribuiscono a disgregare.
Iniziando questo blog, ho detto che dovremmo imparare a vivere prendendo esempio dalle piante. Ebbene, una pianta che sicuramente ha molto da insegnarci è il pino. Mi è capitato spesso di osservare gli alberi delle pinete del Vesuvio, soprattutto pini marittimi e domestici. Vivono in un ambiente difficile, mettendo radici in durissime colate laviche che contribuiscono a disgregare.
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| Pini al lavoro sulle lave del Vesuvio |
Per questa ragione sono usati per i rimboschimenti in zone vulcaniche: non c’è roccia che gli resista. Le radici delle altre piante, quando incontrano qualcosa di duro, deviano cercando di aggirare l’ostacolo. Quelle del pino, invece, sono provviste, in punta, di una cuffia radicale: qualcosa di simile a un’unghia durissima, che si conficca nella roccia e a lungo andare la spacca. Dopo un’eruzione, il problema principale è il rischio di alluvioni. Infatti le piogge scorrono sul manto impermeabile della colata lavica, formando una valanga d’acqua che si avventa sui centri abitati a valle, aggiungendo i suoi danni a quelli dell’eruzione. I pini, in pochi anni, pongono rimedio a tutto questo.
Ma l’aspetto più interessante della vita di queste creature è un altro. Un’infiorescenza di pino ci mette tre anni a trasformarsi in pigna, resistendo alle intemperie e agli attacchi dei roditori. Tre lunghi anni per maturare e liberare i semi. Ognuno dei possenti colossi che compongono le pinete vesuviane ha avuto origine da una così lunga gestazione. E forse è questo che rende così ostinate queste creature, che dà loro la tenacia per continuare a incidere la roccia, che le rende capaci di sopravvivere alla scarsità d’acqua, al caldo infernale di agosto, alle gelate primaverili, agli incendi appiccati dai nostri simili... continuando a crescere, senza arrendersi. Il pino è un maestro di tenacia e pazienza.
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| Particolare delle radici |



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