Benvenuti

C'è una verità che spesso dimentichiamo: la vita sul nostro pianeta non può fare a meno degli alberi, della loro capacità straordinaria di nutrire la vita, di riportare equilibrio e armonia dove noi portiamo confusione e inquinamento. Gli alberi sono indispensabili, non solo perché respiriamo grazie a loro, ma anche perché possiedono una sorta di antica saggezza che possiamo apprendere osservandoli e imparando, per quanto possiamo, a imitarli.



Questo è il tema del mio libro ALBERI, ed è anche il tema di questo blog. Sarò felice di leggere i vostri commenti su questo e su tutto quanto riguarda queste straordinarie creature e il nostro rapporto con loro.



Lilly Cacace Rajola



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lunedì 13 agosto 2012

Fuoco!!!


Incendi. L’emergenza annunciata di ogni estate, come frane e alluvioni d’inverno.

E mi sorprendo a notare quanto sia ancora distorta la percezione della gente. Sento dire un milione di sciocchezze, per esempio che sarebbe il caldo a causare gli incendi. Facciamo subito chiarezza: è l’uomo che provoca gli incendi, nel 70% dei casi con dolo, cioè volontariamente, e nella maggior parte degli altri casi per incuria e superficialità, per esempio bruciando sterpaglie senza tener conto del vento, lasciando acceso il fuoco dopo un picnic, gettando il classico mozzicone acceso dall’auto eccetera.Il caldo, o più che altro la siccità, può rendere più facile l’attecchimento delle fiamme, così come il vento può diffonderle più rapidamente. Ma i colpevoli siamo sempre noi.
Ricordo di aver conosciuto, anni fa, un anziano ufficiale della Guardia Forestale, che alla mia domanda sui rischi di combustione spontanea rispose, sorridendo amaramente, di aver visto un solo caso di autocombustione nella sua pur lunga carriera.

Paradossalmente, sono gli incendi che aggravano il caldo, distruggendo l’ossigeno e diffondendo rapidamente massicce quantità di CO2, che come sappiamo accentua l’effetto serra. E i danni non finiscono qui. Se i Comuni si decidessero a tenere ben aggiornati i catasti delle aree percorse dal fuoco, si potrebbe verificare che le aree incendiate oggi sono le stesse in cui, di qui a uno o due inverni, si verificheranno devastanti frane. Che su alcune aree bruciate sorgeranno case abusive, che la furia della frana trascinerà giù, uccidendone gli abitanti. Che se il fuoco percorrerà un’area già incendiata l’anno precedente, ricostituire l’ambiente boschivo sarà dieci volte più difficile. La collina dei Camaldoli, a Napoli, viene incendiata ogni anno a ferragosto e ormai è un cumulo di sterpaglie.

Perché a ferragosto? Non perché fa caldo, ma perché in quel periodo la vigilanza si allenta: VF e Guardia Forestale vanno in ferie e a sostituirli restano i più giovani e inesperti, ma anche il controllo del territorio da parte dei cittadini viene meno. Se sei via, in vacanza, non puoi accorgerti che la collina dietro casa tua sta bruciando.

Eppure nella percezione della gente l’incendio doloso o colposo non è un reato grave. In fondo non muore nessuno, si sente dire. A parte il fatto che ogni anno qualcuno ci rimette la vita perché viene sorpreso in casa dal fuoco o per tentare di spegnerlo, come si fa a non rendersi conto che, di qui a uno, due, tre anni ci saranno altri morti per le conseguenze dell’incendio di oggi?

Bruciare un bosco ha qualcosa in comune con certi terribili reati, come picchiare un bambino o violentare una donna. In entrambi i casi il danno non è solo quello immediato, ma quello a lungo termine, assai più grave: il bambino picchiato probabilmente diverrà un adulto che picchia i bambini, la donna violentata non sarà mai più la stessa di prima. Così anche un territorio violentato dal fuoco, che diffonderà morte anziché vita, disagio invece di fertilità e ricchezza.

Così come per quelli che violentano donne e picchiano bambini, anche per i piromani non c’è comprensione che tenga. Non m’importa se sono psicologicamente disturbati, o se lo fanno per un qualche malinteso interesse. La catena dei danni va spezzata subito. E si può farlo in un modo solo: mettendoli dentro.

Se conoscete un piromane, denunciatelo. Anche se si tratta di vostro fratello o di vostro padre. Vi sta rubando il futuro. Sta condannando a morte i vostri figli o quelli di qualcun altro. Mandatelo in galera. E se esce di prigione e riprende a farlo, denunciatelo ancora. Ne va della vita.

martedì 26 giugno 2012

A scuola dagli alberi... con passione

Anna Cassarino, artista, educatrice, scrittrice,  grande amante degli alberi, ha accettato di raccontare la sua esperienza a Gli alberi e Noi. Ecco il suo contributo:

Conoscere è il primo passo per amare e chi ama davvero sa rispettare e comportarsi nel modo giusto. Ma come è possibile farlo con ciò che non si conosce? Ecco perché, non potendone più di vedere la natura esclusa dalla cultura generale, ho deciso di far qualcosa di concreto perché le cose cambiassero. Per tutta la vita ho sperimentato che quando si hanno buone idee, passione, pazienza e coraggio si può fare molto. I soldi vengono dopo. Dovevo dimostrarlo, per non sentirmi soffocata da una società parolaia e non di parola.
Così ho creato il primo abbozzo del progetto di formazione alla natura che avevo in mente ed ho venduto la mia casa per finanziare gli anni in cui avrei avuto solo spese. Avrei viaggiato continuamente, così da vedere, capire, sperimentare, raccogliere, elaborare e diffondere. Per nove mesi ho  percorso  vari Paesi tropicali, pensando di restare in quello che mi avrebbe risposto meglio. Poi sono tornata in Italia, perché una donna sola, se da noi trova molti ostacoli, lì ne trova di più. Ho comperato un camper, ideale perché elimina una gran quantità di spese e di disagi in un colpo solo, offrendomi la libertà di cui avevo bisogno.
Anna accanto al camper con cui gira l'Europa
insegnando l'amore per gli alberi e la Natura
Ho dato al progetto il nome A SCUOLA DAGLI ALBERI perché ritengo gli alberi maestri di vita, ma ho affiancato anche  tutto ciò che interagisce nell'ambiente: animali, fenomeni naturali e animo umano. Altrimenti non si riesce ad avere una visione d'insieme e c'è un grande ostacolo alla comprensione delle cose. Per rendere piacevoli e comprensibili argomenti che di solito sono trattati in modo troppo tecnico, ho usato la forma narrativa. Per mettere in grado chiunque di cominciare  a conoscere l'argomento senza spese e spostamenti, ho creato il sito internet: www.ascuoladaglialberi.net.
Dato che parlo e scrivo in francese, spagnolo, inglese e tedesco, ho fatto l'interprete e la guida turistica di Firenze a tempo parziale per anni, ma era il lavoro artistico quello che nutriva davvero la mia vita interiore, insieme alla lettura, allo studio, alla riflessione che mi permetteva di rispondere alle tante domande che mi sono fatta fin da piccolissima. Ho voluto far nascere lo stesso desiderio nelle persone, facendo scoprire loro la straordinaria creatività e bellezza della natura a cui ci si può ispirare sempre. Il modo in cui funziona la rende molto più affascinante del suo già attraente aspetto e fa capire che, venendo da lei, facciamo parte di un insieme straordinario. Non ci sentiamo più soli né impotenti, perché possiamo riconoscere nelle sue tante modalità, qualcosa di noi.
E' difficile convincere la gente di queste cose, quando c'è un martellamento continuo in senso contrario. Io, però, continuo a scoprire cose bellissime, a scrivere, a raccontare le "favolose storie vere della natura" che ho messo dentro i miei libri, con pazienza. Fare le cose per piacere anziché per dovere dà risultati infinitamente migliori, ma arrivarci richiede tempi lunghi, come tutte le cose che valgono.
Anna Cassarino

domenica 10 giugno 2012

Alberi Monumentali parte II: Un tesoro genetico


Negli anni ’80 il Corpo Forestale dello Stato condusse una lunga ricerca su tutto il territorio nazionale per individuare gli alberi “di notevole interesse", schedando oltre 22.000 alberi “di particolare interesse”, selezionati poi fino ad individuare 2.000 esemplari “di grande interesse” e, fra di essi, 150 che presentavano un eccezionale valore storico o monumentale.

“Il censimento – si legge ancor oggi sul sito del CFS - non ha interessato gli alberi come categoria vegetale, o come risorsa economica, ma singoli soggetti arborei che hanno una propria "individualità" per essere eccezionalmente vecchi, per essere stati protagonisti di episodi storici o per essere legati alla vita di grandi uomini”…

Alcuni degli alberi individuati avevano età venerande che superavano i 2000 anni, altri erano legati a eventi storici ormai lontani nel tempo, come il “Castagno dei Cento Cavalli”, l’albero monumentale più famoso d’Italia, che si trova in Sicilia.

Scopo ulteriore dell’indagine era individuare alberi particolarmente sani e resistenti, “esemplari che hanno vinto tutte le selezioni naturali e sono campioni olimpionici della lotta per la vita intesa in termini darwiniani”, e di riprodurli nei vivai forestali, per avere una popolazione di alberi eccezionalmente resistenti e longevi. Si tratta quindi di un patrimonio di geni “forti”, derivante da individui sopravvissuti alle più tremende calamità naturali e alle violenze dell’uomo. Un’enorme ricchezza, che è importante non disperdere nel momento in cui la pressione della nostra specie sull’ambiente si fa sempre più forte.

L’inchiesta del Corpo Forestale, tuttavia, individuò solo una piccola parte degli alberi monumentali d’Italia. Successivamente altre ricerche furono condotte in diverse regioni, a cura delle Regioni stesse o di altri Enti. La più interessante di queste fu condotta da Legambiente Sicilia a partire dal settembre 2005, ed ebbe come risultato la mappatura di oltre 200 alberi monumentali sul territorio siciliano, solo nel primo anno d’indagine, con la produzione di una cartina su cui erano indicati, uno per uno, tutti i luoghi che ospitavano i patriarchi verdi. L’aspetto più interessante di questo lavoro sta nel fatto che esso sia stato inserito in una campagna, “Salvalarte”, che l’associazione ambientalista dedica solitamente a ricerche sui beni culturali e i monumenti dimenticati: in questo modo le ragioni naturalistiche e quelle storico-culturali si sono saldate insieme.

Gli alberi sono una parte così importante della nostra vita e della nostra civiltà che non dovremmo avere bisogno di monumenti per ricordarci di prendercene cura. Ma i “monumenti verdi” ci sono, e oltre che utili sono bellissimi.





La Regione Campania è in ritardo rispetto alle altre Regioni nell’opera di mappatura degli alberi monumentali. Anche nell’elenco del CFS risultano pochissimi esemplari, eppure ce ne sono tanti, sparsi qua e là sul territorio, nei boschi o in pieno territorio urbano, come il Platano di Lamartine che spicca in mezzo al traffico sul porto di Ischia… chissà quanto c’è ancora da scoprire!!!

lunedì 9 gennaio 2012

Alberi monumentali parte prima – Gli alberi e la memoria

Accadde il 23 maggio 1992, lo stesso giorno della strage di Capaci, quando furono assassinati Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della loro scorta. Alla notizia della strage, spontaneamente le persone cominciarono a radunarsi sotto casa di Falcone, in un primo momento in cerca di notizie più precise di quelle dei media, poi per dimostrare a quegli eroi civili la propria solidarietà e il proprio cordoglio. Accanto al portone cresceva una giovane pianta di ficus, che presto si ritrovò coperta di foglietti contenenti messaggi di cittadini che con quel semplice gesto si ponevano dalla parte dei servitori dello Stato uccisi e contro la mafia.

Sono trascorsi vent’anni e  l’ “Albero Falcone”, come affettuosamente lo chiamano i palermitani, non ha smesso per un attimo di essere ricoperto di messaggi. E’ impossibile passare di lì e non vederlo. E’ impossibile vederlo senza ricordare. E’ impossibile ricordare senza pensare.    Gli alberi hanno spesso, per noi umani, un forte legame con la memoria, forse perché molti di essi vivono assai più a lungo di noi. Gli alberi vecchi, oltre alla memoria genetica della loro specie, conservano quindi anche quella delle comunità umane. Ci sono alberi piantati apposta per ricordare, come quelli del giardino dei Giusti a Gerusalemme, o come quelli di tutti i nostri cimiteri, che sembrano pacificare le anime addolorate per la perdita di una persona cara dandoci il senso del fluire eterno della vita. Ci sono poi alberi che si sono trovati per caso ad essere testimoni di eventi storici, o che hanno avuto la ventura di incontrare personaggi famosi, come il Pino di Garibaldi o il Platano di Lamartine. Ci sono anche alberi che pur non essendo stati al centro di eventi straordinari o accanto a persone famose, conservano il ricordo di sagre antiche, di raduni di contadini prima delle fatiche dei campi, o segnano un incrocio dove un tempo i mercanti si incontravano per scambiare le loro merci. Ogni albero, anche il più umile, porta le tracce della vita della comunità umana che lo circonda, e  quanto più è vecchio, tanto  più è depositario della storia di quella comunità.
Ragazzi lasciano un messaggio di legalità sul ficus di Falcone
(continua nel prossimo post)