Incendi.
L’emergenza annunciata di ogni estate, come frane e alluvioni d’inverno.
E
mi sorprendo a notare quanto sia ancora distorta la percezione della gente.
Sento dire un milione di sciocchezze, per esempio che sarebbe il caldo a
causare gli incendi. Facciamo subito chiarezza: è l’uomo che provoca gli incendi, nel 70% dei casi con dolo, cioè
volontariamente, e nella maggior parte degli altri casi per incuria e
superficialità, per esempio bruciando sterpaglie senza tener conto del vento,
lasciando acceso il fuoco dopo un picnic, gettando il classico mozzicone acceso
dall’auto eccetera.Il
caldo, o più che altro la siccità, può rendere più facile l’attecchimento delle
fiamme, così come il vento può diffonderle più rapidamente. Ma i colpevoli
siamo sempre noi.
Ricordo
di aver conosciuto, anni fa, un anziano ufficiale della Guardia Forestale, che
alla mia domanda sui rischi di combustione spontanea rispose, sorridendo
amaramente, di aver visto un solo caso di autocombustione nella sua pur lunga
carriera.
Paradossalmente,
sono gli incendi che aggravano il caldo,
distruggendo l’ossigeno e diffondendo rapidamente massicce quantità di CO2, che
come sappiamo accentua l’effetto serra. E i danni non finiscono qui. Se i
Comuni si decidessero a tenere ben aggiornati i catasti delle aree percorse dal
fuoco, si potrebbe verificare che le aree incendiate oggi sono le stesse in
cui, di qui a uno o due inverni, si verificheranno devastanti frane. Che su
alcune aree bruciate sorgeranno case abusive, che la furia della frana
trascinerà giù, uccidendone gli abitanti. Che se il fuoco percorrerà un’area
già incendiata l’anno precedente, ricostituire l’ambiente boschivo sarà dieci
volte più difficile. La collina dei Camaldoli, a Napoli, viene incendiata ogni
anno a ferragosto e ormai è un cumulo di sterpaglie.
Perché
a ferragosto? Non perché fa caldo, ma perché in quel periodo la vigilanza si
allenta: VF e Guardia Forestale vanno in ferie e a sostituirli restano i più
giovani e inesperti, ma anche il controllo del territorio da parte dei
cittadini viene meno. Se sei via, in vacanza, non puoi accorgerti che la
collina dietro casa tua sta bruciando.
Eppure
nella percezione della gente l’incendio doloso o colposo non è un reato grave.
In fondo non muore nessuno, si sente dire. A parte il fatto che ogni anno
qualcuno ci rimette la vita perché viene sorpreso in casa dal fuoco o per
tentare di spegnerlo, come si fa a non rendersi conto che, di qui a uno, due,
tre anni ci saranno altri morti per le conseguenze dell’incendio di oggi?
Bruciare
un bosco ha qualcosa in comune con certi terribili reati, come picchiare un
bambino o violentare una donna. In entrambi i casi il danno non è solo quello
immediato, ma quello a lungo termine, assai più grave: il bambino picchiato
probabilmente diverrà un adulto che picchia i bambini, la donna violentata non
sarà mai più la stessa di prima. Così anche un territorio violentato dal fuoco,
che diffonderà morte anziché vita, disagio invece di fertilità e ricchezza.
Così
come per quelli che violentano donne e picchiano bambini, anche per i piromani
non c’è comprensione che tenga. Non m’importa se sono psicologicamente
disturbati, o se lo fanno per un qualche malinteso interesse. La catena dei
danni va spezzata subito. E si può farlo in un modo solo: mettendoli dentro.
Se
conoscete un piromane, denunciatelo. Anche se si tratta di vostro fratello o di
vostro padre. Vi sta rubando il futuro. Sta condannando a morte i vostri figli
o quelli di qualcun altro. Mandatelo in galera. E se esce di prigione e riprende
a farlo, denunciatelo ancora. Ne va della vita.