Un bel controluce della mia mimosa
L’anno successivo la fioritura fu spettacolare, anche perché i rami ormai arrivavano quasi al piano superiore della casa. In seguito fu necessaria una potatura, per ritemprare la pianta stanca e riportarla entro le sue giuste dimensioni. Il giardiniere brontolò perché la pianta, secondo lui, andava potata prima: non volle convincersi che, solo un anno e mezzo prima, quello era un alberello striminzito a cui si poteva tagliare ben poco. Mi disse anche il nome scientifico della pianta (che subito dimenticai), sottolineando che non si trattava di una mimosa. Infine, con il suo ruvido buonsenso, mi fece notare che l’aiuola era troppo piccola per le radici dell’albero, che crescevano velocemente. “Questa pianta non vivrà a lungo”, sentenziò. Si sbagliava. La mia mimosa -così continuerò sempre a chiamarla- rimase lì, sulla soglia di casa mia per molti anni, come un grazioso benvenuto ed un solerte guardiano, a far da chioccia alla salvia, alla lavanda e al rosmarino, i più profumati che io abbia mai visto... e annusato, grazie a lei. Non avrei mai immaginato che un impegno così lieve e piacevole come quello di curare un albero avrebbe prodotto un risultato così ampio, come un alone di benessere che si trasmetteva alle piante aromatiche e a me, e man mano, al resto del giardino... come quando si getta un sasso nell’acqua e i cerchi si propagano lontano...
Poi, un giorno di aprile di qualche anno fa, durante un temporale imprevisto quanto violento, con un fragoroso “crac” si spezzò l’ultimo grande ramo della mia mimosa. Era vecchia e malata da tempo, ma prima di lasciarmi mi aveva regalato, su quell’ultimo ramo, una meravigliosa fioritura. E’ proprio vero che l’amore fa miracoli, ma non il tipo di miracoli che di solito la gente chiede, come vincere tanti soldi al Superenalotto o diventare divi della TV. L’amore fa piccoli miracoli quotidiani di cui non è facile accorgersi ma che passo dopo passo cambiano la nostra vita e il mondo attorno a noi. La mia mimosa non c’è più, ma mi ha insegnato a non arrendermi, a superare i miei limiti, a stare in armonia con quello che mi circonda. Mi ha insegnato che la solidarietà non è solo compassione per i più deboli,ma è coscienza di un legame, di una rete di legami che uniscono tutti gli esseri fra loro. Ora so che se danneggio la trama di questo tessuto, faccio male anche a me stessa, e se lo proteggo miglioro la qualità della mia vita.
Conservo sempre il ricordo della mimosa, ma nel frattempo altri alberi sono entrati nel mio cuore, e altri ancora ci entreranno. Alcuni di loro ci saranno ancora quando io non ci sarò più. E forse insegneranno qualche altra cosa sull’amore e sul mondo ad altri sprovveduti esseri umani.

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