Mentre scrivo questo post, il sole splende finalmente su tutta la Penisola. Il maltempo si è allontanato, lasciandosi dietro una scia di morte e distruzione. E purtroppo sappiamo che non è finita. Il maltempo tornerà, questa è solo una tregua. E puntualmente i nostri territori, già fragili geologicamente, subiranno danni e devastazioni. Persone subiranno danni gravissimi o addirittura moriranno. E dentro di me sale l’indignazione. Non è possibile che continuiamo a non voler vedere la realtà, a prendercela con la follia della Natura, a mettere in campo una prevenzione fiacca ed insufficiente, quando non addirittura controproducente (canalizzazione forzata delle acque, argini e opere di contenimento dei pendii in cemento...). Eppure la risposta a tutto è così semplice. I nostri saggi antenati lo hanno fatto per millenni:
PIANTARE ALBERI.
Gli alberi, lo abbiamo imparato tutti a scuola, con le loro radici trattengono il terreno sui suoli in pendenza, contribuendo a prevenire frane ed erosione e impedendo che la pioggia si riversi tutta a valle come una irrefrenabile valanga d’acqua. Le chiome frenano pioggia e grandine, attutendone l’impatto sul terreno, e al tempo stesso proteggono il suolo dal disseccamento con la loro ombra, consentendo la vita di piante più piccole, che a loro volta hanno importantissime funzioni ecologiche. Ma non basta. Se le piogge degli ultimi anni sono state così devastanti, è perché anche il clima è cambiato. Sentiamo tutti i giorni parlare di riscaldamento globale, ma ci sembra di non poterci fare niente. Sono le industrie e le centrali elettriche a produrre anidride carbonica, sono loro a dover limitare le emissioni, noi cosa possiamo fare?
Eppure tutti sappiamo (anche questo l’abbiamo imparato a scuola) che gli alberi catturano anidride carbonica e liberano ossigeno. Giusto quello che ci serve per mitigare il surriscaldamento del nostro pianeta. Qualcuno dirà che per ottenere qualche risultato, occorrerà piantare moltissimi alberi, e come si fa? UNO PER VOLTA. Se ognuno di noi, nella sua età adulta, piantasse un albero ogni anno, alla fine della sua vita avrebbe piantato circa cinquanta alberi. Sembrano pochi, ma moltiplicati per la popolazione fanno parecchi milioni di alberi che prima non c’erano.
Certo, non basta piantare gli alberi e scordarsene. Bisogna prendersene cura, almeno finché sono piccoli e fragili, ma vale la pena perché appena cresciuti saranno loro a prendersi cura di noi. Anche curare il territorio ripristinando i vecchi muretti a secco sui terreni collinari, coltivando le terre marginali, facendo saltare via il cemento da piazze e marciapiedi per piantare alberi, arbusti e piante d’ogni tipo, è un grosso aiuto. E oltre che utili, sono belli da vedere. Un tempo questi lavori venivano svolti dall’intera collettività del villaggio o del paese: il contatto con la terra, in una società contadina, era forte e alimentava la consapevolezza dei vantaggi della cura e dei rischi dell’incuria. Oggi, in una società più disgregata e meno legata alla terra, organizzarsi per piantare alberi e tirar su muretti di pietra sembra molto complicato, e in genere viene demandato alle Autorità. Che devono fare la loro parte, senza dubbio, ma anche noi tutti dobbiamo fare la nostra. Dobbiamo convincerci che l’aria che respiriamo, un territorio sano e non pericoloso, un clima dolce sono beni inestimabili. Beni che ci appartengono, e che non possiamo lasciare in mano a sindaci e ministri, disinteressandocene. E’ ora di rimboccarsi le maniche e di cominciare a fare una cosa, una cosa piccolissima e facile, e perfino piacevole, che tutti possiamo fare:
PIANTARE ALBERI E PRENDERSENE CURA.
Sabato 19, domenica 20 e lunedì 21 festeggiamo il nostro diritto a vivere bene sul nostro bel pianeta. Piantiamo alberi.
Per partecipare alla Festa dell’Albero seguite i link (a destra nella pagina) o... auto-organizzatevi!!!