Negli
anni ’80 il Corpo Forestale dello Stato condusse una lunga ricerca su tutto il
territorio nazionale per individuare gli alberi “di notevole interesse", schedando
oltre 22.000 alberi “di particolare interesse”, selezionati poi fino ad
individuare 2.000 esemplari “di grande interesse” e, fra di essi, 150 che
presentavano un eccezionale valore storico o monumentale.
“Il
censimento – si legge ancor oggi sul sito del CFS - non ha interessato gli
alberi come categoria vegetale, o come risorsa economica, ma singoli soggetti
arborei che hanno una propria "individualità" per essere
eccezionalmente vecchi, per essere stati protagonisti di episodi storici o per
essere legati alla vita di grandi uomini”…
Alcuni
degli alberi individuati avevano età venerande che superavano i 2000 anni,
altri erano legati a eventi storici ormai lontani nel tempo, come il “Castagno
dei Cento Cavalli”, l’albero monumentale più famoso d’Italia, che si trova in
Sicilia.
Scopo
ulteriore dell’indagine era individuare alberi particolarmente sani e
resistenti, “esemplari che hanno vinto tutte le selezioni naturali e sono
campioni olimpionici della lotta per la vita intesa in termini darwiniani”, e
di riprodurli nei vivai forestali, per avere una popolazione di alberi
eccezionalmente resistenti e longevi. Si tratta quindi di un patrimonio di geni
“forti”, derivante da individui sopravvissuti alle più tremende calamità
naturali e alle violenze dell’uomo. Un’enorme ricchezza, che è importante non disperdere
nel momento in cui la pressione della nostra specie sull’ambiente si fa sempre
più forte.
L’inchiesta
del Corpo Forestale, tuttavia, individuò solo una piccola parte degli alberi
monumentali d’Italia. Successivamente altre ricerche furono condotte in diverse
regioni, a cura delle Regioni stesse o di altri Enti. La più interessante di
queste fu condotta da Legambiente Sicilia a partire dal settembre 2005, ed ebbe
come risultato la mappatura di oltre 200 alberi monumentali sul territorio
siciliano, solo nel primo anno d’indagine, con la produzione di una cartina su
cui erano indicati, uno per uno, tutti i luoghi che ospitavano i patriarchi
verdi. L’aspetto più interessante di questo lavoro sta nel fatto che esso sia
stato inserito in una campagna, “Salvalarte”, che l’associazione ambientalista
dedica solitamente a ricerche sui beni culturali e i monumenti dimenticati: in
questo modo le ragioni naturalistiche e quelle storico-culturali si sono
saldate insieme.
Gli
alberi sono una parte così importante della nostra vita e della nostra civiltà
che non dovremmo avere bisogno di monumenti per ricordarci di prendercene cura.
Ma i “monumenti verdi” ci sono, e oltre che utili sono bellissimi.

Nessun commento:
Posta un commento