Gli alberi e Lilly: Sono loro la vera specie dominante

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C'è una verità che spesso dimentichiamo: la vita sul nostro pianeta non può fare a meno degli alberi, della loro capacità straordinaria di nutrire la vita, di riportare equilibrio e armonia dove noi portiamo confusione e inquinamento. Gli alberi sono indispensabili, non solo perché respiriamo grazie a loro, ma anche perché possiedono una sorta di antica saggezza che possiamo apprendere osservandoli e imparando, per quanto possiamo, a imitarli.

Questo è il tema del mio libro ALBERI, ed è anche il tema di questo blog. Sarò felice di leggere i vostri commenti su questo e su tutto quanto riguarda queste straordinarie creature e il nostro rapporto con loro.

Lilly Cacace Rajola

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giovedì 22 settembre 2011

Sono loro la vera specie dominante

Ci avete mai pensato? Gli alberi sono qui, su questo pianeta da molto, molto prima che apparisse il primo essere umano. Le piante sono sopravvissute a catastrofi inenarrabili, all'estinzione dei dinosauri, alle glaciazioni... Sono incredibilmente forti e resistenti, pur possedendo quasi nessuna aggressività. Non possono scappare, non possono difendersi ma sono toste assai. La loro forza è solidale e paziente, serena e coraggiosa. Gli alberi sono la vita che rinasce sempre e forse sarebbe il caso che noi, individualisti, superficiali e arroganti esseri umani, prendessimo esempio da loro.
Nel prossimo post vi racconterò una storia...

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Parlare d'alberi è quasi un delitto?

“Quali tempi sono questi, quando
discorrere d’alberi è quasi un delitto,
perché su troppe stragi comporta silenzio!”
(Bertolt Brecht)

La prima volta che lessi questa frase di Brecht era il lontano 1977 ed io ero molto, molto giovane, ma ricordo bene l’atmosfera cupa degli “anni di piombo” che attraversavamo. Vorrei poter dire che i tempi attuali sono migliori, ma non me la sento: mentre scrivo, la guerra -con il suo corteo di fame, devastazioni e malattie- impazza per tutto il globo, i poveri, nel mondo, sono sempre più numerosi e sempre più poveri, mentre i ricchi diventano sempre meno numerosi e più ricchi, il Nord del mondo schiaccia sempre più il Sud. E anche qui, nell’opulenta Europa, le città sono invase dai rifiuti, soffocate dallo smog, la disoccupazione avanza, la crisi economica è ben lungi dal finire e la gente sta con il coltello fra i denti, pronta a scannarsi per pochi euro. Siamo seppelliti da problemi che non speriamo di poter risolvere e viviamo una doppia solitudine, estranei sia al territorio dove abitiamo senza viverlo, sia a questo mondo troppo grande e globalizzato che ci schiaccia.

Perché parlare d’alberi in un mondo simile?

Perché ci sono due modi diversi di amare gli alberi.
Torniamo alla prima volta che lessi quella famosa frase e ne rimasi colpita. C’era in essa qualcosa che mi faceva rabbia, perché io, già allora, amavo profondamente gli alberi. Ma c’era anche una limpida verità, perché chi ama gli alberi, tutto preso a contemplare l’oggetto del suo amore, può distrarsi e non accorgersi delle stragi che avvengono sotto il suo naso, fino al paradosso di disperarsi per la morte di una sola pianta e restare indifferente alla morte di migliaia di esseri umani.

C’è, però, un modo diverso di amare gli alberi, e la differenza fra i due modi di amarli è simile a quella che corre fra l’infatuazione per la bellezza di una persona e il sentimento profondo che consente di trascorrerci insieme la vita. Chi ama veramente gli alberi non li vede come cose belle, ma come esseri viventi, anzi come parti viventi di un tutto vivente. Chi ama gli alberi ne riconosce l’indispensabilità, non solo perché ricorda tutti i giorni che respiriamo solo grazie a loro, ma perché riconosce un legame, anzi una serie di legami, sottili ma saldi, che tengono insieme tutto ciò che vive su questo pianeta, e perciò vuole bene agli umani, agli animali ed alle piante con la stessa rispettosa attenzione. Chi ama veramente gli alberi riesce a pensare globalmente, ad indignarsi per la distruzione della foresta amazzonica come si indigna guardando le vittime di Fukushima, o come si indigna guardando i campi profughi che sono l’unico risultato sicuro di tutte le guerre: allo stesso modo in cui si indigna per le stragi di camorra e di mafia, così tragicamente vicine, o per le frane che ogni anno,nel nostro Belpaese, sono la conseguenza di territori trascurati e di alberi tagliati o bruciati.
In fondo ad ognuno di noi c’è la consapevolezza che senza alberi la vita nemmeno esisterebbe, e questo pianeta sarebbe un deserto senza ossigeno, spazzato da venti terribili. Difendere le ragioni degli alberi significa difendere le nostre ragioni, le ragioni di tutta l’umanità. In questo blog voglio fare l’esatto contrario di ciò che diceva la frase di Brecht: parlare d’alberi per imparare a non ignorare, mai più, le stragi di ogni tipo.

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giovedì 22 settembre 2011

Sono loro la vera specie dominante

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